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Il Modello Pomigliano fa proseliti

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Se l'accordo di Pomigliano era stato presentato come una eccezione derivante dalla necessità di riorganizzare la produzione per reggere alla sfida dei mercati e consentire ai lavoratori di mantenere il posto di lavoro rinunciando ad alcuni diritti, ormai è chiaro che non di eccezione si tratta, ma...

Se l’accordo di Pomigliano era stato presentato come una eccezione derivante dalla necessità di riorganizzare la produzione per reggere alla sfida dei mercati e consentire ai lavoratori di mantenere il posto di lavoro rinunciando ad alcuni diritti, ormai è chiaro che non di eccezione si tratta, ma della vera e propria regola destinata in breve a ridisegnare i rapporti di lavoro nel nostro paese. Basta leggere le notizie che arrivano sulla vertenza Fincantieri e sulla firma dell’accordo tra sindacati e Federmeccanica, ove la FIOM è stata estromessa dalla firma e si è dato luogo ad accordi separati, per capire come il modello Pomigliano non sia più una risposta eccezionale, bensì la norma che potrebbe portare in breve alla compressione di una serie di diritti dei lavoratori italiani. Naturalmente non è nostro compito andare a fare le pulci agli accordi e vedere se essi siano realmente vantaggiosi da un punto di vista salariale e degli investimenti, come affermato dai sindacati firmatari, o vadano invece a ledere diritti essenziali dei lavoratori senza valide contropartite, come sostenuto dalla FIOM. Quello che è realmente importante, è che gli accordi separati, diventati una triste consuetudine italiana, rappresentano una polpetta avvelenata e per tutti. Lo aveva capito Cesare Romiti, quando fu firmato l’accordo su Pomigliano, il quale aveva dichiarato: “Il sindacato lo puoi anche battere, ma non devi mai dividerlo.” Non bisogna essere dotati di una palla di cristallo, per capire come i sindacati esclusi dai tavoli di contrattazione saranno poi costretti a far notare la loro presenza e la loro influenza aumentando la conflittualità sui luoghi di lavoro. Ma soprattutto, bisognerebbe capire che un paese alle prese con grandissimi problemi come l’Italia, di tutto ha bisogno meno che di un conflitto sociale esasperato. Purtroppo, la scelta di alcuni settori politici, quelli che facevano riferimento all’ex Ministro Sacconi, che hanno lavorato alacremente a questa soluzione, spingendo per emarginare la parte sindacale avvertita come il nemico, non è stata rovesciata nemmeno dal nuovo esecutivo e oggi l’Italia è chiamata a pagare il prezzo di questa politica. Se si considera che ad esempio, in Fincantieri, la FIOM rappresenta la stragrande maggioranza delle maestranze sindacalizzate, non si può non guardare con inquietudine a quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Che a poco a poco, si sta dividendo come il resto del paese.

Lavoratori Fincantieri