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Per il welfare, una interessante proposta dal Nord Est

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Si parla spesso della pratica impossibilità di reperire risorse per un welfare adeguato, come del resto sta succedendo per la cosiddetta fase 2 dell'azione di governo che dovrebbe ridisegnare il sistema degli istituti dello Stato sociale italiano. A tal proposito, una proposta estremamente interess...

Si parla spesso della pratica impossibilità di reperire risorse per un welfare adeguato, come del resto sta succedendo per la cosiddetta fase 2 dell’azione di governo che dovrebbe ridisegnare il sistema degli istituti dello Stato sociale italiano. A tal proposito, una proposta estremamente interessante, è quella che si sta sperimentando nel Nord Est, tesa ad elaborare un welfare aziendale in grado di dare un buon supporto alle famiglie dei lavoratori in un momento di crisi che sta affossando i consumi. Il progetto di cui stiamo parlando è quello di «welfare interaziendale» ideato da Confindustria Verona, che potrebbe coinvolgere 1.600 imprese con più di 63 mila dipendenti. Siamo in presenza di una novità di non poco conto, in quanto sino a questo momento il welfare per i dipendenti ha riguardato quasi esclusivamente grandi gruppi a dimensione internazionale, mai medie, piccole e piccolissime aziende, come in questo caso. La sua importanza, sta nel fatto che oltre a rappresentare una fonte di sostegno per i lavoratori, lega produttività e consumi, cioè due degli aspetti più evidenti della crisi italiana. In questo quadro, le aziende che partecipano al progetto, hanno varato un accordo con la catena di ipermercati «Iper la grande I», con una serie di iniziative, tra le quali spicca una sorta di retribuzione in natura: si tratta di una carta per gli acquisti nell’ipermercato che le aziende potranno acquistare a condizioni di particolare vantaggio per i loro dipendenti. Per le aziende, c’è un beneficio ulteriore rispetto a una retribuzione in busta paga, l’azzeramento del cuneo fiscale. Infatti, proprio perché si tratta di un buono rappresentativo di beni acquistabili, il lordo pagato dall’azienda coinciderà interamente con il netto che arriva al lavoratore a patto che non superi i 258,23 euro. Questa carta, sarà erogata ai dipendenti qualora vengano raggiunti i risultati di produttività, senza che l’azienda debba sborsare di più in tasse. Insomma, per una volta, sindacati e aziende si trovano dalla stessa parte della barricata. Che sia questa la strada per il welfare del futuro?

Interno di un supermercato