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Standard & Poor's declassa l'Italia

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Era una notizia attesa da molti, quella del declassamento dell'Italia da parte di Standard & Poor's, visto che pochi giorni fa anche Fitch aveva prospettato questa eventualità. Il downgrade del nostro paese, sceso adesso a BBB+, ha comunque provocato le reazioni dei mercati e riportato tens...

La sede di Standard & Poor's

Era una notizia attesa da molti, quella del declassamento dell’Italia da parte di Standard & Poor’s, visto che pochi giorni fa anche Fitch aveva prospettato questa eventualità. Il downgrade del nostro paese, sceso adesso a BBB+, ha comunque provocato le reazioni dei mercati e riportato tensione sui titoli italiani, che pure si erano giovati dei buoni risultati delle aste dei giorni precedenti, con una preoccupante risalita del differenziale coi titoli tedeschi. A margine della notizia, si possono però fare alcune considerazioni, partendo magari dalle reazioni del mondo politico. Le prime da registrare, perché suonano veramente tra il comico e il grottesco, sono quelle di Umberto Bossi, il leader della Lega Nord, il quale in preda ad improvviso attacco di amnesia, ha affermato che l’Italia sta ormai andando a catafascio e che i professori che avrebbero dovuto salvarla hanno praticamente fallito il loro compito. Magari, qualcuno dovrebbe ricordare a Bossi che il downgrade delle agenzie di rating, non riguarda l’Italia dell’ultimo mese e mezzo, da quando cioè Monti si è assunto l’onere di guidare il governo, ma il complesso delle politiche fatte negli ultimi anni, quando lo stesso Bossi faceva di tutto per non far colpire il suo elettorato da provvedimenti tesi al risanamento dei conti pubblici, ritardando in maniera criminale politiche necessarie a dar respiro ai conti pubblici. Meno lunari sono invece le considerazioni di Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico, il quale ha affermato che il downgrade dell’Italia e di altri paesi dell’eurozona, tra cui la Francia, suona come una pratica sconfessione della politica rigorista di Angela Merkel. In effetti, l’aver puntato solo sul rigore e sul risanamento dei conti pubblici, senza approntare misure tese a sostenere la crescita, ha avuto come conseguenza quella di stringere il cappio intorno al collo dei paesi più indebitati, portando ad una compressione dei consumi che ha infine condotto alla imminente recessione. E’ del tutto chiaro che chiedere ad alcuni paesi come Italia, Grecia e Spagna, di colpire con l’accetta la spesa pubblica, senza prevedere forme di sostegno ai ceti più esposti alla crisi, è una mossa ai limiti del suicidio. Adesso resta solo da sperare che la lezione serva per il futuro, anche per non dover più sentire le incredibili affermazioni di personaggi come Bossi.